2010 – Lake Victoria Kayak Expedition

2010 – Lake Victoria Kayak Expedition

È il 2010 ed è il momento di sfidare il lago Vittoria, il più grande invaso tropicale al mondo, popolato di ippopotami e coccodrilli. Per realizzare questa spedizione sono stati necessari ben due anni di viaggi e sopralluoghi, per comprendere bene lo stato della sicurezza di quel paese, che ha vissuto 20 anni di guerra, e dove esisteva l’esercito dei bambini soldato “rubati” alle loro famiglie e privati della propria infanzia.

Il giorno prima della partenza arrivo con il mio staff a Kampala, dove partecipiamo ad una conferenza stampa per presentare l’evento, insieme al ministro del turismo ugandese. Con grande stupore notiamo che in conferenza non manca nessuno, dalle tv nazionali ugandesi, alla BBC fino alla più importante agenzia di stampa mondiale: la Reuters. Ancor prima di partire, uno degli obbiettivi, la promozione dello sport della canoa, è già raggiunto!

Tutto parte da Jinja, una bellissima località ugandese, situata sul lago Vittoria, nel golfo di napoleone dove il Nilo inizia il suo percorso fino al mediterraneo. Con me Seif Patwa amico di lungo corso africano e a capo della confederazione di canoa africana che ha sotto di se più di 20 federazione africane. Il progetto è nato con l’intenzione di promuovere lo sport della canoa in Africa e dare sostegno ai progetti idrici di Amref, la più grande organizzazione umanitaria africana. Una spedizione condivisa insieme a Vincent, ottimo canoista kenyano, che ha il sogno di qualificarsi per le olimpiadi di Londra del 2012.

Durante una tappa in un ristorante di Jinja, veniamo rapinati di tutta l’attrezzatura, dalle mappe al GPS per la rotta, agli indumenti tecnici per affrontare la spedizione, denaro, computer ed alcune macchine fotografiche. Inizialmente veniamo colti dallo sconforto. Due anni spesi a preparare la spedizione ma derubati in pochi minuti di tutte le strumentazioni indispensabili. Fortunatamente, grazie alle imprese passate, grazie al mio carattere, lo sconforto giunto rapidamente se n’è andato altrettanto rapidamente; ho scelto di trasformare una brutta esperienza in un’opportunità.

Il giorno seguente, mi ritrovo seduto su un Surf ski doppio insieme al mio amico Vincent, dietro di noi le sorgenti del Nilo, entrambi pronti a cogliere quella opportunità: ripercorrere un viaggio, da Jinja in Uganda a Kisumu in Kenya, a ritroso “nel tempo”. 5 giorni di viaggio senza punti di riferimento, portando Amref nel cuore. 100 anni prima di noi, fecero questo percorso il Duca degli Abruzzi, Livingston e tanti altri esploratori che chiesero la giusta rotta e l’ospitalità per la notte alle comunità locali, ma anche notizie sui pericoli: ippopotami, coccodrilli, serpenti d’acqua e… pirati!

Ogni tappa è un’esperienza indimenticabile, ci si ferma su delle isolette all’interno del lago Vittoria (ne conta ben 3000), giunti su di esse si parla con il capo villaggio per chiedere ospitalità e poter montare le tende. La sera, allestita la cucina da campo trasportata dalla barca appoggio, prepariamo la consueta cena, che rappresenta anche una grande occasione di dialogo con le popolazioni locali, spesso al loro primo contatto con un MUZUNGU (che in Swaili significa “uomo bianco”). Il terzo giorno l’acqua potabile che avevamo con noi sulla barca appoggio inizia a scarseggiare, non per errore di calcolo, ma per le sue ridotte dimensioni (un’imbarcazione in legno, tipica dei pescatori del luogo).

Decidiamo di cucinare con l’acqua del lago, ben consapevoli che oltre ad essere il lago tropicale più grande al mondo è anche il più inquinato. 10 minuti di ebollizione, con la speranza di eliminare almeno i batteri più pericolosi, non sembrano aver sortito l’effetto desiderato (almeno per me). Entro la sera mi ritrovo con una brutta infezione intestinale, febbre alta e vomito. Il mattino seguente, con non poche difficoltà ma in stretto contatto con i Flying Doctors di Amref, riesco a raggiungere un presidio ospedaliero, e già nel primo pomeriggio riesco a rifocillarmi un po’, dopo un giorno e mezzo di digiuno.

Notando un miglioramento delle condizioni fisiche, decido che posso farcela, devo stringere i denti e tirare avanti. Così ho fatto e dopo 5 giorni arrivo a Kisumu, ma non senza l’ennesimo imprevisto: al confine tra Uganda e Kenya  in prossimità della prima isola in territorio kenyano, veniamo avvicinati da una imbarcazione con a bordo 3 individui uno dei quali è armato, dal nostro kayak scorgiamo coperte da un telo, alcune armi, gli occupanti della barca ci dicono che stanno facendo un controllo, appartengono all‘esercito ugandese, fortunatamente ci lasciano andare, riprendiamo quindi il largo.

Solo in serata il nostro skipper ci spiega che in realtà si trattava di noti pirati che infestano quel tratto di lago, saremmo stati un “bel bocconcino”, avevamo viveri sulla barca appoggio, un motore (di grande valore da quelle parti) e tanto altro materiale. Pare che a salvarci sia stato il servizio televisivo della BBC, sapevano chi fossimo e probabilmente hanno valutato che derubarci sarebbe stata più una fonte di guai che un’occasione di guadagno.

Anche questa avventura ha fatto si che si costruissero, con 15 mila euro raccolti da me grazie agli  sponsor, 5 pozzi d’acqua nell’area di Makueni in Kenya.

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